Eurovision 2022, il riassuntone della prima semifinale
Dopo un lunghissimo viaggio tra i mesi e tra le finali nazionali hanno portato alla conclusione di questo Eurovision Song Contest 2022, che ha visto il terzo trionfo dell’Ucraina tra le polemiche e il “ma tanto già si sapeva” (come se negli altri anni non ci fossero vincitori annunciati). In questo articolo farò un riassuntone in cui a freddo commenterò le serate che ho avuto l’occasione di vedere, dal momento che ho preso parte ai Jury Show delle due semifinali.
PRIMA SEMIFINALE
Opening Act – The sound of beauty: Non poteva esserci un inizio più d’effetto, tantissime luci al neon sulle note di “Nessun Dorma” e tanto fuoco, con una cantante energica che ha travolto nell’interezza l’Arena intera. Tutto è molto gradevole, ed infuocato, non mi sembrava quasi di stare in Italia per l’aria di internazionalità che si respirava all’interno dell’Arena.
The dance of beauty – Benny Benassi, Dardust e Sophie & The Giants: il più importante produttore e arrangiatore del panorama italiano degli ultimi dieci anni unito ad un deejay di chiara fama ed una star nascente della musica britannica. Cosa li accomuna? La passione per il synth, per gli anni ’80 e, chi l’avrebbe mai detto, dell’Eurovision. Un tributo spettacolare alla dance italiana degli ultimi 30 anni, non nego che mi sia scesa la lacrimuccia a sentire “L’Amour Toujours” suonata al pianoforte da Dardust, peccato per alcune riprese… “creative” che hanno in alcuni punti rovinato l’atmosfera creatasi.
Il tributo a Raffaella Carrà – Semplicemente no. Non era previsto da parte degli autori, l’hanno inserito a forza grazie (a questo punto per colpa) di Laura Pausini che lo voleva a tutti i costi. Si è trovata una soluzione di mezzo che non ho apprezzato per niente, tanto valeva non fare proprio niente.
Interval Act – Diodato: Inutile dire che con questa esibizione mastodontica Diodato sarà considerato definitivamente come il vincitore morale dell’edizione 2020 mai avvenuta dell’Eurovision, un insieme di ballerini che uniti sollevano ed abbracciano il cantautore tarantino, quegli abbracci che per due anni sono stati proibiti da un silenzio innaturale.
I conduttori – Probabilmente tesi perché era l’inizio di tutto, li ho in ogni caso apprezzati. Sarà perché non sono un amante della “presentazione impostata” dell’anno scorso, ma mi è piaciuto che Laura Pausini, Alessandro Cattelan e Mika (il migliore dei tre in tutte le serate per quanto mi riguarda, ed era quello da cui mi aspettavo di meno) abbiano dimostrato empatia con il pubblico, una bella chimica tra di loro e perché no anche un po’ di sana caciara, forse un po’ troppa da parte della Pausini, ma questo è un altro conto.
Le canzoni non finaliste
CROAZIA
Mi stupisco di come questo brano sia arrivato undicesimo, sebbene molto lontano dalla linea di qualificazione (75 punti contro i 103 del 10° classificato). In arena tutti facevano altro ed erano disinteressati, solo all’ultimo hanno sentito qualcosa di strano, per rendersi conto che Mia Dimsic stesse cantando l’ultimo ritornello interamente in croato, una scelta graziosa ma che ha avuto ben poco da raccontare al pubblico. 5
ALBANIA
L’opener della semifinale, un inizio di fuoco senza dubbio ma ho trovato tutto esageratamente forzato. Ronela non ha cantato una nota, direi più che le ha urlate come se fosse al mercato aperto di Santa Scolastica di Bari, unito ad una performance che voleva essere sensuale e provocatoria ma è stata oltremodo volgare. E qualcuno mandi in galera lo stilista che ha svaccato Ronela piuttosto che esaltarne la bellissima corporatura insieme alla mente geniale che ha ben pensato di fare un revamp tremendo aggiungendo barre a caso in spagnolo perché albanese e inglese non bastavano.
L'Albania è riuscita nell'intento di farsi eliminare in una semifinale in cui metà balcani più l'Italia votavano. Kudos a loro, non c'è che dire. 3
DANIMARCA
Vedete la Croazia per il giudizio sull’esibizione, senza la parte in croato ed immaginatelo per la Danimarca. Mi auguro solamente che questa seconda eliminazione di fila del Paese li porti ad essere un minimo più competitivi dal momento che sono dieci anni (dalla loro vittoria nel 2013 praticamente) che propinano brani anonimi e mediocri giunti in finale il più delle volte per botte di c*** dal quale si salva solo un brano che per quanto generico ho apprezzato leggermente più degli altri (Rasmussen nel 2018, cercate Higher Ground e preparatevi ad uno stacchetto musicale di Game of Thrones). 4
LETTONIA
Se da una parte sono super super contento che l’Islanda sia andata in finale a grandissima sorpresa (segno di rinnovato interesse per la lingua nazionale e di cura del brand “eurovisivo” 12 mesi l’anno), dall’altra non posso che essere dispiaciuto per la mancata qualificazione della Lettonia, nell’anno in cui tutto pareva essere a loro favore per una qualificazione (che manca dal 2016).
Il problema ahimè è da attribuire al mancato funzionamento del sole cinetico, che ha reso l’intera performance parecchio scura, in netto contrasto alla coloratissima e divertentissima esibizione dei Citi Zeni, che per me resteranno uno dei due non qualificati inspiegabili di quest’edizione dell’Eurovision. 7
AUSTRIA
Ecco, loro per il fandom eurovisivo sono lo “shocking non qualifier”, ma per me qui di shocking non c’è proprio niente. Pur abbassando “Halo” di un tono, la vocalist Pia Maria ha avuto grandi difficoltà a cantarlo senza andare in debito d’ossigeno, nonostante il brano fosse sostanzialmente cantato nella sua quasi totalità dalle backing vocalist (una di queste era la vocal coach italiana Corinne Marchini).
Ho letto che “Pia Maria ha cantato meglio delle altre volte”, ma mi duole spiegare a queste povere stelle che l’Eurovision non è una scuola di canto, è uno spettacolo televisivo internazionale e se non sei all’altezza non ti ci presenti. E non parlo neanche della geniale idea che ha avuto ORF di assegnare un brano così difficile da cantare live senza arrivare scoppiati ad una vocalist con zero esperienza e che nella vita di tutti i giorni fa la truccatrice, a meno che non debba fare brutti pensieri e pensare che Pia Maria abbia avuto delle “spinte importanti”. 4.5
BULGARIA
Non credo ci fosse nulla da fare per salvare questo gruppo dall’eliminazione in semifinale, tuttavia possono essere fieri di quel che hanno realizzato dal momento che la resa televisiva è stata davvero buona, grazie ad una scenografia messa in atto dallo scenografo Andrea Celi. Mi dispiace che dopo nove anni la Bulgaria sia tornata a non qualificarsi, ma credo che sarà più o meno l’andazzo dei prossimi anni visti i recenti cambi ai piani alti della delegazione bulgara. 6+
SLOVENIA
Continuo a ripetere che loro mi fan tanto l’effetto di cover band alla sagra della porchetta, e dal vivo tale è stato l’effetto. Mi mangio ancora le mani di come avessero nella selezione nazionale delle perle che avrebbero potuto riportarli in finale e forse anche in top 10 a distanza di millenni dall’ultima volta, ma alla fine sono stati gli sloveni a decidere, e chi sono io per contraddire quella che è stata una loro scelta? 4-