Eurovision 2022, il riassuntone della Finale
Concludiamo questo lunghissimo percorso con il riassuntone della finale, una finale che almeno per me rimarrà nella storia, lì al parco del Valentino insieme a tanti amici, tante bandiere che sventolavano ed un solo vincitore, che sappiamo benissimo tutti qual è e sul quale tornerò più in là con le recensioni dei 25 finalisti. Cominciamo dunque il riassuntone della Grand Final dell’Eurovision 2022.
Opening Act – Il medley di Laura Pausini
Scontato ma direi quasi necessario, la Finale dell’Eurovision è stata aperta da una Laura Pausini trasformista, che ha cambiato abito cinque volte di fila (Arturo Brachetti #2 o pura magia digitale?) cantando cinque brani diversi ed in cinque lingue diverse. Un vero e proprio inizio col botto, che ha dato vitalità a quello che è e resta uno show musicale, quindi ben venga tanta musica da “La solitudine” in inglese fino a “Scatola” passando per “Le cose che vivi” in portoghese. Ed almeno un pezzo di San Marino l’abbiamo visto in finale! (Monica Hill, storica corista di Laura Pausini, è sammarinese)
Flag Parade
Nulla di eccezionale rispetto allo scorso anno, avrei preferito qualcosa di più movimentato e “italiano” piuttosto che una base dance anonimissima sulla quale sfilavano i cantanti giunti in finale. Mi è piaciuta l’idea dei colori della bandiera sullo sfondo, ma sono convinto al 100% che si sia trattato di una soluzione di ripiego e che l’idea iniziale fosse stata quella di illuminare quel maledettissimo sole cinetico che non funzionava.
Interval Act – Maneskin
Premetto tutto quanto dicendo che ho trovato davvero poco professionale l’assenza dei Maneskin alle prove per presentarsi solo nella serata finale, ma lo giustifico supponendo che Damiano non dovesse/volesse sforzarsi troppo, con buona pace di quei poveri ragazzi che li hanno sostituiti e sono stati presi a fischi per sei, interminabili, minuti. Non giustifico in alcun modo invece la mancata riesecuzione di Zitti e buoni, sostituita dall’autopromozione (inutile) del film su Elvis al quale hanno preso parte anche loro.
Esattamente come Madonna, i Maneskin sono venuti all’Eurovision esclusivamente per promuoversi, ma con tutto il rispetto i Maneskin non sono Madonna almeno ad anni ed esperienza. Perlomeno non hanno stonato come Madonna.
Interval Act – Mika
Dopo un interval act deludente come pochi, arriva il salvatore Mika a tirare su la felicità. Da “Love Today” fino a “Happy Ending” ha saputo travolgere l’intera Arena e l’intero Eurovision Village, nel segno dell’unione e del volersi bene, che dopo un’intera annata di haters che hanno spalato merda sull’Italia a prescindere era la risposta migliore che si potesse dare: potete toglierci tutto, ma non potrete toglierci il sorriso.
Conduttori – Per forza di cose, Alessandro Cattelan è stato completamente eclissato nella finale, ma ha saputo restare al suo posto ed essere partecipe insieme a Laura e Mika di una serata indimenticabile. Mi è dispiaciuto quasi che lo stesso Alessandro abbia dovuto fare avanti e dietro più volte durante le votazioni per coprire l’assenza prolungata di Laura dovuta ad un calo di pressione (poi rivelatosi uno dei primi sintomi di Covid).
Mi dispiace inoltre per Nikkie Tutorials, che ha perso un’ottima occasione di tacere nel momento in cui non solo ha affermato di non avere apprezzato i presentatori di quest’anno (Un parere legittimo espresso con arroganza da una che non fa la presentatrice ma la youtuber), ma ha anche affermato che non ci fosse la stessa chimica che avessero lei e gli altri tre presentatori di Rotterdam. Chimica che, da che ho memoria, neanche è mai esistita poiché sono stati ingessati per quattro ore.
LE CANZONI FINALISTE
25° posto - Germania
Un po’ mi dispiace dirlo, ma la Germania è stata davvero sfortunata. Non solo si è trovata con un brano poco memorabile seppur ben eseguito, ma si è anche beccata l’esibizione dopo l’Ucraina. Zero punti dalle giurie immeritati perché ci sono state esibizioni decisamente peggiori, ma i 6 punti al televoto sono più che meritati, e tra l’altro tengo a precisare che questo in termini di posizioni è il secondo miglior risultato al televoto dal 2015, riflettiamoci su.
Se sia Spagna che soprattutto Regno Unito sono riusciti a ritrovare un minimo di retta via c’è speranza anche per la Germania, chissà che il piazzamento di tre big in top 10 non li sproni definitivamente a fare un passo in più. 5/10
24° posto – Francia
Ecco, questo io non me lo spiego, per niente. È stata un’esibizione televisivamente perfetta, complice anche la grande professionalità della tv francese che ha saputo riproporre gli stessi stacchi della finale nazionale. Alvan è stato magistrale, le Ahez idem insieme all’ipnotica ballerina, allora cos’è andato storto per finire addirittura penultimi? Avrà mica influito lo scandalo del presidente Macron in merito ai Maneskin riecheggiato in piena settimana eurovisiva? O semplicemente ha influito un running order terribile in cui i cugini d’Oltralpe sono stati fagocitati dalla Norvegia che li ha seguiti? 8/10
23° posto – Islanda
Non credevo assolutamente nella qualificazione dell’Islanda, per quanto il brano mi piacesse davvero tanto. Per le Systur essere in finale è stato già un grandissimo traguardo, ogni posizione sarebbe andata loro bene, ed è la dimostrazione che nella qualificazione in finale non conta solo un brano più o meno forte, ma anche la cura costante tenuta al brand Eurovision, come dimostrano anche le qualificazioni di Svizzera e Armenia. E chi è dentro da un po’ sa già che il capodelegazione islandese è presente in diverse selezioni nazionali ed era l’unico insieme a David Tserunyan e Alexandra Redde-Amiel ad essere presente all’Allocation Draw. 7/10
22° posto – Repubblica Ceca
Citando un mio amico “l’EBU non poteva mettere la Repubblica Ceca prima, l’EBU doveva farlo”. È risaputo che chi organizza il running order per una finale con la Repubblica Ceca finisce presto per dimenticarsi della sua esistenza piazzandola puntualmente nei primi tre posti di entrambe le metà.
Questo in automatico ammazza ogni probabilità di vittoria, ma anche di ottimo piazzamento, dal momento che la Repubblica Ceca era terza al televoto della semifinale, ed è inspiegabile che nel computo della finale sia arrivata con appena 5 punti, nonostante un’esibizione stratosferica (in cui però Dominika non ha dato il meglio di sé, va reso agli atti). 7+/10
21° posto – Finlandia
Sbigottito anche qui da un piazzamento così basso al televoto, per una nazione che puntava tutto quanto sul televoto dato che le giurie non avrebbero mai e poi mai premiato una copia sbiadita del brano dell’anno scorso (che già fu “solo” undicesimo) e soprattutto per una controtendenza in un periodo culturale in cui il revival degli anni duemila (in cui si incastrano alla perfezione i The Rasmus) spopola per il web e nel mondo. Lieto perlomeno che dopo anni Paesi come Finlandia e Islanda abbiano ricominciato a qualificarsi con più frequenza. 6.5/10
20° posto – Armenia
Per l’Armenia di Rosa Linn è davvero tanto essere ritornata in finale dopo tanti anni, e soprattutto di essere ritornati in finale con un brano che si stacca dal filone “staging viola/rosso con le fiamme” perché banalmente con un brano come “Snap” questa cosa era impossibile da fare. Il brano continua a non piacermi, ma riconosco che è stato fatto un buon lavoro e che questo non è che il primo mattoncino dal quale l’Armenia può ricominciare la sua scalata dopo due bruschi anni di interruzione prima per il Covid e poi per la guerra con l’Azerbaigian. 7/10
19° posto – Belgio
La qualificazione più shockante di tutte e 20 le qualificazioni di quest’anno, tant’è che neanche i commentatori belgi ci credevano. Il brano è passato liscio come l’olio, l’esibizione pure con Jeremie che ha anche stonato. Cinque punti al televoto, gli stessi della Repubblica Ceca, sono cinque punti di troppo. 5/10
18° posto – Romania
Lo scorso Marzo nella mia retrospettiva avevo parlato di come seppur il brano non mi facesse impazzire speravo sotto sotto in una qualificazione della Romania perché l’ennesima non qualificazione li avrebbe portati inesorabilmente al ritiro. Un diciottesimo posto dato anche da un solido tredicesimo posto al televoto è quello di cui la Romania ha bisogno per ripartire, e sono contento di poter dire ciò per un Paese che negli ultimi anni ha davvero sofferto a livello di ascolti (rispetto all’anno scorso gli ascolti della finale sono aumentati del 106%, una boccata d’aria niente male per una televisione in default). 6+/10
17° posto – Svizzera
Posso confermare che ero davvero l’unico, a malincuore, a credere nella proposta svizzera. Marius Bear mi ha emozionato come pochi altri hanno saputo fare, e vederlo con uno zero al televoto mi ha fatto davvero star male. Di contro però posso dire che lui ha accusato un po’ di imprecisioni vocali, forse dovute all’emozione, ma ha portato a casa un’altra finale svizzera, e questo rende onore a lui ma anche al cambio di direzione che la televisione svizzera ha preso da qualche anno a questa parte. 7-/10
16° posto – Azerbaigian
L’Azerbaigian è quel Paese che non doveva assolutamente essere in finale, e vi spiego molto facilmente il perché: in semifinale si è qualificato con 96 punti dalle giurie (poche giurie che casualmente gli hanno attribuito il massimo del punteggio mentre per altre era tra gli ultimi) ed uno zero tondo tondo al televoto. In finale il problema si è nuovamente ripetuto, con l’Azerbaigian che ha misteriosamente ottenuto dei 12 out of nowhere che nessuno si aspettava.
Il precedente l’Azerbaigian già ce l’ha, con una vittoria comprata nel 2011 e un secondo posto comprato due anni dopo, e non è un caso che dal 2014 all’Azerbaigian sia arrivata solo un’altra top 10, pertanto nulla mi vieta di pensare che anche quest’anno ci sia stato qualche intrallazzo che non doveva esserci.
Se a tutto questo si aggiunge che la giuria dell’Azerbaigian insieme a quelle di Polonia, Montenegro, Georgia, San Marino e Romania sono state squalificate per scambio di voti (nella maniera meno anti sgamo possibile) sono tranquillamente in grado di giungere alle mie conclusioni. E non sono conclusioni gradevoli, soprattutto se poi l’Azerbaigian ha anche la faccia tosta di negare l’evidenza. 4.5/10
15° posto – Australia
Si è ripetuto un pattern solito per l’Australia,ovvero fiotti di punti alle giurie e briciole al televoto. Le motivazioni sono tante, una di queste è che l’Australia ha voluto puntare su uno standard di “canzone ed esibizione da Eurovision” ampiamente superato, e che se da una parte ci sono sempre le giurie a tamponare (giustificate tuttavia da ottime produzioni quali sono state quelle australiane nella loro quasi interezza), dall’altra c’è un televoto stanco di tutto questo.
Inoltre se pensate che quei due punti vengano dall’Azerbaigian che ha proposto lo stesso identico pacchetto (ballatona simil-orchestrale + cantante uomo con la bella voce + scale) quasi verrebbe da pensare che in Azerbaigian hanno pensato che si potesse votare per il proprio Paese. 6/10
14° posto – Lituania
Sono tanto, ma davvero tanto contento che la Lituania abbia saputo ritagliarsi un posto all’interno di questa finale eurovisiva, ancora più se penso che di quei 128 punti ben 93 provengono dal televoto, un televoto che ha apprezzato il coraggio di una lingua antica come il lituano e lo stile elegante ed avvincente di Monika Liu. Il capitolo “Eurovision in Lituania” non è definitivamente chiuso, ne vedremo delle belle, spero in un maggior ritorno alla propria lingua. 9/10
13° posto – Estonia
Un tredicesimo posto che vale quanto una vittoria, se si pensa che l’Estonia di Stefan è stato senza dubbio alcuno il Paese che più ha sofferto il mancato funzionamento del sole cinetico. Almeno l’esibirsi per ultimo ha portato all’Estonia tanti punti in saccoccia, finendo addirittura al decimo posto per il televoto.
E da una parte sono anche contento che sia andata così, soprattutto perché ero tra i pochi a credere davvero nelle potenzialità di Stefan, che avevo già adocchiato nei mesi precedenti quando tutto quanto apparentemente taceva e l’Estonia avrebbe si, raggiunto la finale, ma perdendosi nel mucchio. 7-/10
12° posto – Polonia
Anche la Polonia ha trovato la giusta via per ritornare ai piani alti, investendo su un nome importante del panorama attuale polacco quale Krystian Ochman. Tuttavia nella performance diverse cose non hanno funzionato, primo tra tutti i faccioni di Ochman sul ledwall unitamente alle ballerine che dovevano essere degli spiriti ma sembravano più i Dissennatori di Harry Potter, per concludere con gli effetti speciali della pioggia e dei fulmini O-S-C-E-N-I che al posto di creare pathos rendevano l’intera esibizione una scena da soap opera indiana.
Nonostante ciò, un dodicesimo posto dopo anni di delusioni è ciò che serve alla Polonia per ripartire in quarta e dimostrare all’Europa intera quanto sia forte il panorama discografico polacco. Faccio una preghierina per avere Sanah l’anno prossimo. 6.5/10
11° posto – Paesi Bassi
Nonostante tutti dessero i Paesi Bassi in top 10, io ero uno dei pochissimi a non crederci per quanto amassi all’inverosimile il brano. S10 è stata eccezionale nonché ipnotica anche se alcune volte l’ho trovata troppo “fredda”, sono felicissimo tuttavia che gli unici 12 punti ricevuti da lei arrivino proprio dall’Italia. Sua sfortuna è stata di esibirsi prima dell’Ucraina, che inevitabilmente le ha mangiato una larga fetta di voti.
Non smetterò mai di ammirare la televisione olandese per aver avuto il coraggio di mandare un’artista gigantesca del panorama olandese con un brano in olandese, a distanza di 12 anni dall’ultimo disastroso tentativo. 8-/10