EUROVISION SONG CONTEST: SELEZIONE NAZIONALE O SCELTA INTERNA?
Tutte le canzoni dell’Eurovision 2022 sono state rese note, e dopo aver tirato le somme di questo “anno eurovisivo” anche se il meglio deve ancora venire, pongo qui una questione interessante: è meglio una selezione interna effettuata dall’emittente oppure una selezione nazionale in cui è il pubblico a scegliere?
Partiamo innanzitutto da specificare quali sono le necessità che portano un Paese a scegliere un metodo di selezione piuttosto che un altro. Le selezioni nazionali hanno spesso bisogno di costi ingenti, che non sempre portano a risultati soddisfacenti sia in termini di canzoni che in termini di resa televisiva e pubblico raccolto dinanzi al piccolo schermo (pubblico che oggi come oggi è sempre meno interessato ai cosiddetti “media tradizionali”).
Non è un caso che l’Eurovision 2021 fu un Eurovision fatto prevalentemente da scelte interne, con appena tredici selezioni nazionali su un totale di 39 partecipanti (e due di queste selezioni prevedevano solo la scelta del brano, in quanto il cantante era stato riconfermato dal 2020).
La stragrande maggioranza delle selezioni nazionali svoltesi nel 2021 erano selezioni storiche e radicate nella cultura del Paese in questione, in cui alle volte ha partecipato il cantante selezionato nel 2020. Parliamo del Melodifestivalen svedese, dell’Uuden Musikiin Kilpailu finlandese oppure del nostro Festival di Sanremo, e solo in due casi il vincitore del 2020 ha rivinto nel 2021 (Estonia e Lituania, con selezioni fatte appositamente di brani debolissimi per lasciare loro la strada spianata, ma questo è un altro discorso).
Diverse nazioni preferiscono dunque una selezione interna, che di fatto impedisce al pubblico di avere voce in capitolo, oltre a sollevare spesso polemiche in merito ad eventuali relazioni del prescelto con la televisione pubblica (è il caso della Polonia nel 2021 o della Bulgaria quest’anno), ma in più occasioni ha saputo dimostrare che investendo su di un valido artista e su di un brano valido i risultati arrivano eccome, è sufficiente notare come la Svizzera da quando seleziona internamente il proprio candidato ha centrato un quarto ed un terzo posto, risultati che al Paese d'oltralpe mancavano da metà anni 90.
Quest’anno è stato un pienone di selezioni nazionali. Forte anche della vittoria dei Maneskin l’anno scorso molte nazioni hanno rievocato selezioni morte e sepolte o che negli anni precedenti non avevano dato i risultati sperati. In questo articolo analizzerò solo le selezioni che non c’erano nel 2021, quindi non ci saranno per ovvi motivi le selezioni di Albania, Italia, Norvegia etc.
AUSTRALIA (Australia Decides): Questa selezione nazionale è tornata per la sua terza edizione, con uno degli spettacoli più cringe che abbia mai visto, era tutto così stucchevole che ogni cinque minuti dovevo fare una pausa di 15 per riprendermi. Quanto al cast si trattava di un cast interessante sulla carta, ma con canzoni abbastanza dimenticabili, fatta eccezione per la top 3 (Jaguar Jonze, con un brano contro lo stupro, la band psichedelica dei Voyager e Sheldon Riley). Credo che l’Australia sia rimasta un po’ indietro quanto a cultura eurovisiva, dato che undici esibizioni su undici mostravano dei cliché eurovisivi morti dieci anni fa o più.
GERMANIA (Germany 12 points): Mi sono già espresso più volte su quanto sia stata atroce questa selezione nazionale. Mi chiedo ancora come sia possibile che il network televisivo più grande d’Europa non sia in grado di selezionare uno o più nomi mainstream dal panorama musicale tedesco (che è vastissimo). Non è necessario chiamare dei superbig, ma almeno che non chiamino sei sconosciuti all’esordio assoluto o quasi.
IRLANDA (The Late Late Show – Special Eurovision): Dopo anni di scelte interne discutibili, l’Irlanda torna con una selezione nazionale, tremenda, ma apprezziamo il tentativo. Dico tremenda perché su sei canzoni una era davvero bella (quella che ha vinto), una orecchiabile ed il resto spazzatura musicale ai massimi livelli. Cito solamente “Yeah, we’re gonna get out of it”, canzone che parla di Covid nella maniera più stereotipata possibile.
ISLANDA (Songvakeppnin): L’Islanda torna con una selezione di tutto rispetto, ma che con qualunque brano avrebbe avuto poche possibilità di fare bene. Contentissimo comunque che ci sia stata una grande prevalenza di artisti che se avessero vinto avrebbero rinunciato a tradurre il proprio brano in inglese, o comunque a mantenere una parte in islandese. Soprattutto, una selezione che ha un tale prestigio da invitare MARKETA IRGLOVA (premio Oscar nel 2008, mica cazzi), ha automaticamente il mio rispetto.
ISRAELE (X Factor Israel): In un mondo in cui X Factor resiste praticamente solo in Italia, Israele ha avuto l’idea di riesumare il suo X Factor, e l’idea non è stata neanche troppo male, anche se il vincitore non è assolutamente di mio gradimento e lo vedo completamente fuori dalla finale.
LETTONIA (Supernova): Letteralmente ogni canzone di questo Supernova era noiosa o dimenticabile, fortuna che hanno vinto quei casinisti dei Citi Zeni, altrimenti qui ci si tagliava le vene.
MALTA (Malta Eurovision Song Contest): Nel fandom italiano il MESC è visto come l’evento dell’anno molto più di Sanremo, e non per i motivi che potreste immaginare. Le canzoni del MESC sono sostanzialmente scarti svedesi del periodo 2008 messi sotto naftalina e comprati per l’occasione, che sembrano prodotte in un garage, show ai limiti dell’imbarazzante (roba che Videolina a confronto è la BBC) e ultimo ma non d’importanza… PUBBLICITÀ, PUBBLICITÀ, PUBBLICITÀ. Devono ringraziare Emma Muscat che si è portata un team italiano di tutto rispetto se il livello medio di questa selezione allucinante si è alzato.
MACEDONIA DEL NORD (Za Evrosong): Pur se indebitatissima, la televisione macedone ha provato a tirare su una selezione nazionale, il livello dei brani è stato quello che è stato, ma anche qui le perle di trash non sono mancate, tra una canzone chiamata Superman e i cantanti che facevano finta di cantare su una base in playback, equalizzata male.
POLONIA (Tu Bije Serce Europy): La Polonia aveva inizialmente deciso di scegliere internamente il proprio rappresentante, salvo cambiare idea a gennaio ed organizzare una selezione nazionale (in cui erano presenti molti dei nomi spifferati nei mesi precedenti). L’idea non è stata affatto male, ma di fatto quella che era una selezione nazionale si è ridotta ad una gara a due tra Ochman (che poi ha vinto) e Daria Marx, ai vertici delle charts polacche per mesi. Tutto sommato, una bella selezione e piacevole da guardare.
REPUBBLICA CECA (ESCZ): Onore alla Repubblica Ceca per aver messo su una selezione davvero bella e variegata, con cinque canzoni su sette che avrebbero garantito un passaggio in finale senza troppi problemi. Felicissimo soprattutto che abbiano scelto anche alcuni nomi del mainstream ed attualmente in testa alle classifiche ceche (We Are Domi, Elis Mraz o Jordan Haj con Emma Smetana). Per il futuro vorrei un po’ più di coraggio, e dunque che la Repubblica Ceca organizzi lo show dal vivo, visto che finora si è tenuto esclusivamente online (e siamo già alla quarta edizione).
ROMANIA (Selectia Nationala): 46 canzoni, di cui 40 tremende, hanno preso parte alla riesumata selezione nazionale rumena, che da attirare nomi imponenti del pop rumeno ha richiamato gente che non è entrata in classifica neanche per sbaglio. Perlomeno il vincitore fa parte delle sei “non tremende”, e sta avendo un discreto successo in Romania, una boccata d’aria per un’emittente che piano piano sta venendo smantellata forte anche del non aver fatto NESSUN cambiamento nella programmazione degli ultimi vent’anni.
SAN MARINO (Una Voce per San Marino): La selezione che più ha fatto parlare in Italia e a suo modo anche in Europa è proprio la selezione sammarinese. Una selezione niente male per quello che chiaramente può permettersi il Titano, con tanti brogli e schifezze varie di cui non sto qui a parlarvi e inutili frecciatine a Sanremo durante la finale di cui non c’era assolutamente bisogno dal momento che il confronto era impari oltre che impietoso. Un tentativo culminato con la migliore vittoria possibile, e con l’augurio che per l’anno prossimo ci si impegni nella realizzazione di uno show che non ha bisogno di fare il verso a nessuno per essere dignitosamente presentabile.
SERBIA (Pesma Za Evroviziju): Tante canzoni etniche e tanto turbo folk nella nuova selezione serba, da cui ha vinto la vincitrice più inaspettata, che in brevissimo tempo è diventata virale nel Paese ed il suo video è il più visualizzato del canale YouTube RTS (l’emittente serba). Per non parlare di uno show condotto davvero molto bene, con un simpatico quanto iconico tributo alla musica italiana, in cui cantanti serbi e montenegrini parlano e cantano in italiano molto meglio di miei connazionali. Se questi sono i propositi, ho altissime aspettative per quello che sarà il futuro di questa selezione, chissà che proprio da qui non venga fuori l’artista che porterà la seconda vittoria alla Serbia!
SPAGNA (Benidorm Fest): La Spagna quest’anno ha voluto “fare la storia” almeno secondo gli spagnoli, riesumando il Festival di Benidorm morto dal 2006 che in anni precedenti aveva fatto salire alla ribalta cantanti come Julio Iglesias e Luis Fonsi. Il modello del Benidorm Fest è stato presentato come “la risposta spagnola al Festival di Sanremo”, peccato che di Sanremo non aveva assolutamente niente.
Dico questo perché il “modello Sanremo” (supponendo che ne esista uno) funziona perché non è pensato appositamente per l’Eurovision ma per il mercato discografico, perché su 25 brani di Sanremo 2022 almeno dieci entrerebbero in una top 10 eurovisiva ad occhi chiusi, e perché in settant’anni ha saputo costruirsi una credibilità tale da poter chiamare nomi pesantissimi della musica italiana che in altri Paesi possono solo sognarsi.
La stessa cosa non si applica al Benidorm Fest, che è stato ad uso e consumo dei fan ed unicamente in ottica Eurovision, con la quasi totalità del cast selezionato che vive ai margini del mercato discografico e che dopo il Festival solo uno è stato certificato (Ay Mamà di Rigoberta Bandini, con una delle performance più atroci della storia dell’Eurovision) contro i 16 brani sanremesi certificati.
Nonostante ciò, apprezzo i tentativi della capodelegazione spagnola di ridare un minimo di dignità ad un Paese che eurovisivamente parlando fa acqua da tutte le parti, e spero che possa prendere una piega positiva in futuro.
UCRAINA (Vidbir): Due vincitori controversi in tre edizioni. Mi basterebbe dire questo per parlare della disastrosa selezione nazionale ucraina, il caso più eclatante tre anni fa quando Maruv stravinse e divenne una delle favorite pre-vigilia salvo poi ritirarsi dalla competizione perché il suo status andava contro il regolamento, stesso discorso per la vincitrice del 2022 Alina Pash.
Ma a questo punto la mia domanda è: quando selezionano i partecipanti alla selezione, è mai possibile che non facciano i dovuti controlli e che tutto fuoriesca a vincitore annunciato? Perché in questo modo la televisione ucraina non solo prende in giro il proprio pubblico, ma diffama anche il brand eurovisivo, che è associato a sciattezza e voglia di creare caos a tutti i costi. Ora come ora non mi va di pensare a cosa l’Ucraina farà per l’Eurovision 2023 perché credo che in questo momento sia l’ultimo dei pensieri, ma se hanno intenzione di fare così anche per i prossimi anni tanto vale che scelgano internamente il candidato e buonanotte.
CONCLUSIONI
Dunque, che cosa si può trarre da questo articolo? Meglio una selezione nazionale o interna?
Per quel che può valere la mia opinione credo che sia giusto dare possibilità al pubblico di scegliere il brano, dunque propenderei a prescindere per una selezione nazionale. Tuttavia capisco che spesso manchino i soldi (e in alcuni casi anche la voglia), quindi se proprio bisogna effettuare una scelta interna, che sia una scelta trasparente sin dall’inizio come in Grecia (i cui cinque potenziali nomi erano noti a tutti) oppure una selezione che a suo modo coinvolge il pubblico come in Svizzera (in cui tutte le canzoni inviate vengono sottoposte a giudizio da una giuria professionale e da una platea di cento potenziali fruitori musicali, una versione migliorata della nostra giuria demoscopica).
L’importante alla fine dei conti, che ci sia una finale o una selezione interna, è che la delegazione ed il Paese creda fortemente in ciò che venga mandato, perché se mancano anche le intenzioni di fare bene (che non significa necessariamente vincere l’Eurovision) e si addossano le cause di risultati negativi ad altro (tipo il Regno Unito che sostiene che la causa dei pessimi risultati sia la Brexit e non i brani tremendi inviati), non si giungerà mai ad un serio punto di svolta.