Superare un periodo no cantando in un coro

Tratto dal New York Time
 

Un articolo che racconta in prima persona l'esperienza di cantare insieme ad altri, Neuroscience & Singing, Royal Society, University of California.

by Anna Sublet

Stavo attraversando un periodo difficile della mia vita. -Cantare insieme agli altri avrebbe potuto aiutarmi a calmare le mie ansie e il mio cuore, che batteva ad un ritmo accelerato ?

Qualche anno fa mi sono ritrovata sul palco a cantare con il coro "Royal Melbourne Philharmonic". Cantavamo Fauré requiem di Handel e Gerontous nella sala del municipio.

Ecco come mi sentivo: i piedi compressi dentro le scarpe, una maglietta bianca e fresca che si stava appiccicando di sudore, il mio cuore che stando di fronte al gigante organo mi usciva dal petto. Conservo ancora una registrazione di quella performance dove mi riconosco una voce acuta e sottile e probabilmente non intonata. ma la vita prende altre direzioni e smisi di cantare. Nell'estate del 2019, poco prima dell'arrivo della pandemia del 2020, alcune ombre avvolsero la mia vita. Era come se fosse passato molto tempo da quando avevo cantato, ma c'era ancora della musica sconosciuta che mi aspettava, qualcosa che le mie orecchie non avevano mai ascoltato. Cominciai a preoccuparmi perché rimuginavo continuamente e temevo che mi sarei ammalata: un riff suonato fuori tempo, come se una nota si sovrapponesse ad un'altra e la cancellasse. Avevo la sensazione che gli anni della mia vita si stavano consumando con l'aumentare degli attacchi di panico, un diminuendo che diventava un crescendo.

Avevo bisogno di togliermelo dalla testa. Avevo letto "Bird by bird" di Anne Lamot un libro sulla scrittura, essere assorbiti da qualcosa al di fuori di noi è un potente antidoto per la mente razionale. Avrei potuto riconquistare la mia vera voce e tenere a bada le palpitazioni del mio cuore se mi fossi dedicata al canto? Studi di neuroscienze applicate alla musica affermano che la musica  e il canto hanno un effetto profondo sulle emozioni, inducendo uno stato di rilassamento particolarmente utile a combattere l'ansia, la depressione e l'affaticamento. Inoltre, secondo una ricerca della Royal Society, si è scoperto che cantare in coro migliora lo stato di salute  fisica e mentale, e facilita i legami sociali. Un vecchio giornale della University of California,ritiene che far parte di un coro, attiva un aumento dell' immunoglobulina A, ossia un miglioramento immunologico. E' stata testata la saliva prima e dopo l'esibizione canora corale, e hanno riscontrato un aumento dei livelli di cortisolo e immunoglobulina, ne conseguiva benessere e soddisfazione. Piuttosto che farmi prendere dal rimpianto di canzoni non cantate, decisi di fare l'esperienza di cantare in un coro, il "Big Feminist Sing" 

(https://youtu.be/onXOKrCOje0?si=f7aMIeG6Uf0s8M7i) 

e il Pub Choir 

(https://youtu.be/qfbLichUDIE?si=wl9GTfYYa82XET0F) 

, un coro a livello nazionale sempre sold out e in tour. Ho affrontato da sola l'inserimento nel "Big Feminist Sing", un coro che eseguiva diverse canzoni dedicate al giorno di San Valentino, che dove vivo io in Australia, cade nel bel mezzo della torrida stagione estiva. La direttrice Jane York, formò il coro nel 2018, quasi per gioco, tramite un'inserzione su facebook, per chi fosse interessato ad unirsi ad un progetto corale. Scrisse che stava cercando uno spazio per realizzare la catarsi, dove poter esprimere la vulnerabilità, la rabbia, l'umore,  e poter essere feroce, sciocco e forte sentimento. Voleva essere irriverente e critica nei confronti dei leader, valori culturali e istituzioni, vorrei costruire una comunità. Per la prima lezione mi recai presso una scuola primaria, e mi diressi al piano di sopra in sala prove. Sedie e una chitarra ci stavano aspettando, e il sole passava attraverso i vetri delle finestre. Cominciai ad avere una sensazione di panico. Forse gli altri  si conoscevano tutti fra di loro e io ero li per caso. Stavo pesando: cosa sarebbe successo se mi avessero sentito cantare stonata ? Sarei scappata sul terrazzo dove c'era un campo giochi recintato e avrei respirato guardando il panorama del quartiere dorato della periferia sud di Melbourne, con lo sguardo sulla città e la baia. Tornata giù per l'inizio, stavo in disparte in un posto ombreggiato. Stavo sudando e cercavo di capire dove potermi collocare nella sala e in mezzo alla folla. Faceva così caldo. Mi spogliai fino a rimanere con la canotta. Pensavo che mi sarei dovuta lasciar andare, combattendo la mia paura di espormi. Sullo schermo il testo appariva leggermente sfocato. Cominciammo a cantare le parole che scomparivano in fretta. La mia ansia diminuì non appena il gruppo trovò il suo equilibrio. La canzone di riscaldamento consisteva nell'unire tre melodie (fraseggi). Le nostre voci si univano passavamo da Don Henley a Blondie a Sting. Boys of Summer/Hanging on the Telephone/Every Breathe you Take. Proprio così; respiro, ogni respiro. Cantammo "C'mon girls do you believe in love? accompagnati da una ballerina solista ... Pensai la prossima volta potrei esibirmi me lo dissi semiseria. Forse un giorno farò un solo. Con questo gruppo di persone che non avevo mai incontrato prima, mi sentivo al sicuro e  in buone mani. Certamente si era formata una comunità, "uno spazio fisico per la catarsi". Poche settimane dopo aver preso parte al Big Feminist Sing, andai al Pub Choir, il fenomeno canoro che popola i pub, gli hotel, e le sale da concerto sin dalla sua formazione nel Queensland, passando per New York e Los Angeles. Tutti possono cantare e il Pub Choir ne è la prova, così dichiara lo slogan. Il loro principio: " No audizione, no solisti, no obblighi, no spartiti musicali, no preoccupazioni ... la musica appartiene a tutti! Il coro è suddiviso in tre sezioni: le donne mediane, le donne di punta e le voci gravi. Le donne mediane, di cui facevo parte, erano caratterizzate da una funzione di guida, di sostegno, voi siete le progettiste, quel tipo di personalità. Le donne di punta rappresentavano le protagoniste, sotto le luci dei riflettori, in cerca di attenzione. La rappresentazione continuava nel turno della sera, con le donne mediane che cantavano una linea melodica monotonale di sostegno, mentre le donne di punta si lanciavano in un insieme di melodie caotiche. Mentre agli uomini, che erano  80 , gli veniva detto di "stringere" in modo da raggiungere le tonalità più acute. La direttrice del coro Astrid Jorgensen, non solo aveva trascritto i testi sullo schermo, ma aveva inserito illustrazioni animate che aiutassero ad esprimere le emozioni dei cantanti. Ad un certo punto mi venne da ridere così forte che non riuscivo a cantare, ma fortunatamente in una folla tanto grande riuscivo a nascondermi. Se non sai cosa cantare, disse Ms Jorgensen, trova qualcuno che ti sembra sicuro di se stagli vicino e seguilo. Come nella vita, trova un amico se sei nei guai, corri il rischio, usa la tua voce. Inserisciti in qualcosa più grande di te. Durante il periodo pre-pandemico, mi trovavo a parlare e a cantare con i nuovi compagni sul treno affollato che mi riportava a casa. Frequentavo dei cori dove inghiottivo la voce e mi causava secchezza. Non sapevo quali fossero i valori del mio cortisolo e immunoglobuline, ma sapevo che stavo meglio. Ero entrata in quella stanza deglutendo e avevo trovato il rigeneramento della voce. Canto in coro anche durante il periodo pandemico, facendo le prove su zoom poiché in presenza non era sicuro, e ogni prova mi dava la sensazione di avere un' ancora di salvezza, partecipare a un collettivo di voci, sollievo e ampio respiro. Non importa se all'inizio non ero intonata, grazie a un vasto repertorio di canzoni mi sono alleggerita e liberata.