Fossi un professionista sarebbe diverso

Fossi un professionista sarebbe diverso.

Spesso sento dire frasi del genere da amici e musicisti con cui suono, riferendosi al fatto che il tempo che possono dedicare allo strumento è poco, essenzialmente quello che rimane nelle sere dopo il lavoro o nei weekend. Tempo che è conteso anche dalla fidanzata, dagli amici, magari dalla famiglia o dai figli. Queste persone non sentono di poter fare grandi miglioramenti sullo strumento, di non poter veramente crescere come musicisti perché hanno fondamentalmente poco tempo per suonare. E quindi se fossero dei professionisti sarebbe diverso, perché potrebbero dedicare tutto il giorno a studiare e a migliorarsi.

Ma siamo sicuri che sarebbe diverso?

Il vero differenziale che noto nei grandi musicisti (professionisti) non è il tempo che dedicano, ma la dedizione che hanno verso la musica. Non sono tanto le ore passare a studiare la tecnica che fanno la differenza, ma è la voglia di impegnarsi seriamente, con continuità, nel proprio miglioramento come musicisti. E' il mettersi in gioco costantemente, cogliere le occasioni e il saper ascoltare con mente aperta ogni consiglio e opinione musicale.

E' questa la vera differenza tra un professionista e un hobbista della musica. una differenza di testa. Di mentalità. Non certo solo di mani.

La verità è che tanti musicisti amatori si sentono dei "dopolavoristi della musica", termine secondo me spregevole, ma che fa intuire il concetto. Hanno la mente chiusa e non si sentono in grado di passare al livello successivo perché nessuno li obbliga a farlo, a studiare generi nuovi, a suonare con persone diverse, ad uscire dalla loro zona di comfort, a mettersi in situazioni critiche e doversela poi cavare.

Queste cose invece accadono continuamente ai professionisti perché, se vuoi davvero vivere di musica, le situazioni lavorative ti portano ad affrontare paure, a metterti in gioco, a continuare ad imparare. E a crescere.

Con questo non voglio assolutamente fare di tutta l'erba un fascio, c'è chi suona con il proprio gruppo di amici tutta la vita e si sente appagatissimo. E va benissimo così.

Ma se è vero che suoniamo per divertirci, il divertimento lo dobbiamo andare a cercare. Per me diventare un musicista migliore anno dopo anno è fondamentale per divertirmi. E sono sicuro che è così per tanti altri musicisti "amatoriali", "dopolavoristi", "di serie B". Chiamateci come volete.

A voi (e a me) voglio dire: basta trovare scuse per non buttarvi in progetti nuovi, in nuovi gruppi, basta scoraggiarvi se avete la possibilità di entrare in un gruppo però devo impararmi tutto il repertorio, come faccio, non ho tempo...

Buttatevi e fatelo. Quello che poi riceverete indietro è probabilmente molto più dello sforzo di trovare il tempo di dedicarsi a quel progetto. Questo è tanto più vero quanto più riuscirete ad avere questa mentalità aperta negli anni.

Chiudo con una frase di Lorenzo Poli in un'intervista con il mitico Dado Bertonazzi:

Alla musica bisogna DARE se si vuole ricevere.

Bellissimo.